Il respiro: una pratica esperienziale.
Lo yogaterapia metodo Bhole propone delle pratiche esperienziali che pongono l’accento sull’attività respiratoria e su come il respiro possa essere sperimentato.
Nello yoga non c’è un singolo termine di riferimento per l’atto inspiratorio e quello espiratorio. I termini definiscono le diverse esperienze percettive che possiamo fare.
Il respiro può essere sperimentato in tre modi attraverso la percezione:
- dei movimenti dell’aria in entrata e uscita dalle narici o dalla bocca,
- dei movimenti delle pareti del corpo che si espandono e si ritraggono,
- delle sensazioni sottili che si attivano all’interno del corpo, relative al respiro e ad altre attività vitali.
Qui di seguito viene descritta l’esperienza del respiro attraverso il movimento delle pareti del corpo
Assumiamo una posizione stabile e confortevole.
Possiamo scegliere di sederci a terra o su di un cuscino con le gambe incrociate oppure su una sedia con i piedi ben appoggiati a terra e la schiena non appoggiata allo schienale. Portiamo la nostra attenzione all’appoggio degli ischi, definiti le ossa della seduta, a terra, sul cuscino o sulla sedia. L’essere seduti sugli ischi ci permette di mantenere il bacino ben bilanciato e di allineare la colonna, il collo e il capo, in maniera confortevole e rilassata.
Possiamo scegliere di praticare nella posizione di Savasana. Sdraiamoci supini su un tappeto oppure una coperta ripiegata, lasciamo che le gambe si distendono e le braccia si allunghino vicino al corpo con i palmi delle mani rivolti verso l’alto.
Chiudiamo gli occhi e portiamo l’attenzione al respiro, al suo ritmo, che ci guida al momento presente permettendoci di focalizzare la nostra attenzione a ciò che percepiamo dall’interno: le sensazioni corporee, il fluire del respiro. Lasciamo andare i pensieri o i ricordi che emergono, li osserviamo e li lasciamo andare, riportando continuamente la nostra attenzione al momento presente e alla percezione del corpo e del respiro.
Quando le percezioni corporee sono di stabilità e rilassatezza, portiamo l’attenzione al respiro, che non deve essere in nessun modo condizionato o modificato. Il nostro interesse deve essere indirizzato alle sensazioni che emergono in relazione al respiro.
La pratica ci invita semplicemente ad osservare l’effetto del respiro sul corpo.
L’attività respiratoria determina, infatti, dei movimenti involontari delle pareti del corpo che possono essere facilmente percepiti, permettendoci sia di valutare la correttezza della meccanica respiratoria sia di entrare in connessione con noi stessi.
La pratica ci aiuta ad osservare le pareti del corpo che esibiscono un movimento legato all’inspiro e un movimento legato all’espiro e di annotare mentalmente o per iscritto l’intensità del movimento percepito e la sua direzione sia all’inspiro che all’espiro.
Inizialmente, per favorire la percezione di questi movimenti è preferibile utilizzare le mani, che vengono posizionate in varie aree del tronco, come nello schema a fondo pagina.
Osservando il corpo che si espande e si ritrae, possiamo coniugare la consapevolezza del corpo con quella del respiro e valutare il nostro schema respiratorio ed eventualmente intervenire nella correzione della meccanica respiratoria.
Ricordiamo che lo schema respiratorio individuale dipende da molti fattori, quali la postura, la condizione dei muscoli del tronco, il tipo di lavoro svolto, lo stato mentale, il sesso di appartenenza, etc.
L’analisi del respiro, quindi, può essere considerata uno strumento per conoscere se stessi, in quanto la meccanica respiratoria è fortemente influenzata dal nostro stato psichico, fisico ed emotivo.
Facciamo alcuni semplici esempi.
- Nelle persone che hanno un atteggiamento posturale di flessione, come lo si può notare spesso nelle persone depresse, la cassa toracica non manifesta movimenti respiratori liberi a causa dell’eccessiva tensione dei muscoli intercostali. Questo può portare ad una condizione di compressione e contrazione della parete del torace che può coinvolgere anche il tratto addominale.
- Le persone che tendono a trattenere e controllare le proprie emozioni, le persone che vivono in uno stato di tensione, le persone che soffrono di stitichezza e così via potrebbero avere grandi difficoltà a percepire i movimenti respiratori in alcuni segmenti del corpo.
- Nelle persone che hanno un atteggiamento posturale di estensione, tipico delle persone aggressive od ostili, l’allungamento eccessivo di muscoli addominali bassi blocca i movimenti respiratori su questa area, mentre la contrazione dei muscoli vertebrali crea una compressione nella regione lombare bloccando i movimenti respiratori sul dorso.
Un’attività respiratoria efficiente dovrebbe idealmente coinvolgere tutto il tronco e, in ultima analisi, il corpo intero.
Quando questo non avviene, in linguaggio yogico si parla di percorsi bloccati: sia i canali pranici, le vie di scorrimento dell’energia, sia i chakra, centri psico-energetici, sono bloccati.
Bisogna tenere anche in considerazione che la difficoltà nel fare esperienza dei movimenti respiratori possa essere legata all’incapacità di comprendere la pratica, e di portare l’attenzione dentro di sé.
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