Esistere o resistere? Questo è il dilemma
La risposta può nascere solo se siamo disposti ad interrogarci, ad investigare dentro di noi.
Qual è la modalità che mettiamo in atto di fronte ad uno stimolo destabilizzante, in risposta alla pandemia che stiamo vivendo, o in risposta a qualsiasi situazione che mina il nostro stato di equilibrio?
La Sindrome generale di adattamento di Selye (per approfondire leggi qui) descrive che ad un momentaneo stato di allarme (fase acuta) si passa ad una fase di resistenza, nella quale l’organismo, l’individuo, mette in campo le proprie energie per dare una risposta adeguata, adattiva allo stimolo stressante a cui è sottoposto.
Quando l’individuo riesce a fronteggiare in modo attivo e creativo la situazione, acquisisce maggior resilienza, diventando più consapevole delle proprie capacità di far fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi.
Al contrario, se l’individuo non è in grado di dar vita ad una risposta adeguata e adattiva, rischia di soccombere, alimentando una condizione di stress cronico, che apre le porte a tutta una serie di sintomi e malattie.
Cosa può aiutarci a rispondere efficacemente ad uno stimolo stressogeno e a evitare che la resistenza si trasformi in una condizione di stress cronico?
La pratica e la filosofia dello Yoga, la Meditazione e la Mindfulness sono percorsi i cui benefici sono riconosciuti da tutti i praticanti oltre che dalla comunità scientifica.
In questo articolo, portiamo l’accento sullo Yoga sia perché nutre la consapevolezza e muove verso gli stati meditativi, sia perché è un valido aiuto per affrontare la sofferenza, in quando ci insegna a navigare nel mare aperto della vita in qualsiasi situazione.
Ritorniamo alla nostra domanda iniziale: esistere o resistere?
Per cercare la risposta partiamo dal significato delle parole esistenza e resistenza.
Esistenza è Essere, manifestarsi nel continuo fluire della vita. Lo yoga è un percorso che nutre Presenza ed Esistenza.
L’etimologia della parola resistenza, invece, si ricollega alla radice sanscrita stha- o sta- che esprime l’idea di essere o rendere fermo, saldo (identica radice rintracciabile nel verbo stare), preceduta dal prefisso re-, indietro, che rafforza l’idea di fermezza nella propria posizione. Quindi, resistere significa mantenere saldamente la propria posizione davanti ad un evento, al comportamento di qualcuno, etc.
Questo “mantenere saldamente la propria posizione”, in linguaggio yogico, può essere può essere tradotto da due termini:
Svarupa, la forma del Sé – risiedere nella propria forma originaria.
Asana, là dove risiedo – Asana non rappresenta solo la postura che il corpo assume nella pratica fisica, ma lo stato interiore del praticante.
Seguendo gli insegnamenti di Patanjali nei suoi Yogasutra comprendiamo che:
Sthira Sukham Asanam
“Ciò che è stabile e comodo è Asana.”
Prayatna Shaitilya Ananta Samapattibhyam
“L’assenza di sforzo porta la mente ad orientarsi verso l’infinito.”
Tato Dvandva Anabhighatah
“Allora la tensione scompare.”
Quando il mio stato interiore è stabile, c’è una comodità, un’assenza di sforzo che rende piacevole lo stare in contatto con se stessi, la mente si apre verso l’infinito. Allora la tensione scompare.
Pertanto, lo yoga può insegnarci a esistere nella resistenza, ad abitare il momento presente consapevolmente, ascoltando cosa si anima dentro di noi in relazione a ciò che viviamo all’esterno. Ascoltando, infatti, possiamo sentire il nostro corpo raccontare il nostro vissuto, le nostre emozioni, le nostre credenze, il nostro porsi alla vita. Ascoltando, diventiamo più consapevoli di chi siamo, dei nostri bisogni, dei nostri desideri. L’esistere lo si esperisce attraverso l’ascolto.
L’ascolto promuove la consapevolezza di Sé grazie alla quale possiamo esistere anche nella resistenza.
Quali consapevolezze possiamo maturare grazie allo Yoga?
Consapevolezza del proprio corpo.
Attraverso la percezione delle sensazioni corporee, possiamo abitare consapevolmente il corpo e imparare a stare con quello che sentiamo, senza creare attaccamento per ciò che è piacevole, né avversione per ciò che non lo è.
Nello Yoga il corpo è un luogo di conoscenza di Sé, ma allo stesso tempo può essere il luogo della trasformazione.
Attraverso la pratica corporea dello Yoga possiamo intraprendere un percorso di purificazione.
Il susseguirsi di posture ci aiuta a lavorare sul cambiamento, sul continuo divenire: il corpo cambia continuamente forma, ma lo stato interiore dovrebbe essere sempre incentrato sull’equilibrio, l’armonia dell’insieme, il ben-Essere. Attraverso la pratica impariamo che, nonostante il cambiare di una forma esteriore (corpo oppure condizioni esterne), possiamo mantenere il nostro equilibrio interiore, così nella pratica, così nella vita.
Allo stesso tempo, pur praticando le stesse posture possiamo maturare un’esperienza di Sé sempre nuova, ma in questo rinnovarsi c’è l’Essere, l’essere radicati nella propria natura, in un forma unica e irripetibile che è quella del Sé – Svarupa -.
Consapevolezza del respiro.
Rimanendo nella consapevolezza del corpo possiamo percepire che il respiro attiva un movimento di espansione e ritrazione delle pareti del corpo, insegnandoci a stare nella vita esplorando ciò che è fuori di noi (espansione) e a fare sempre ritorno a quello spazio che è dentro di noi (ritrazione).
Se, invece, portiamo la nostra attenzione alle narici, possiamo percepire il fluire del respiro dalle narici all’interno del corpo, e dall’interno del corpo verso l’esterno, facendo esperienza di un percorso interiore lungo il quale il respiro si muove. Ad ogni inspiro portiamo dentro, accogliamo, e ad ogni espiro lasciamo andare. Il respiro è un continuo scambio tra dentro e fuori, e, fuori e dentro, tra il ricevere e il donare.
Consapevolezza del libero fluire di pensieri, impressioni, emozioni, ricordi.
Quando ci fermiamo nutrendo la consapevolezza del corpo e del respiro, la mente facilmente si attiva e molti pensieri, ricordi, impressioni, desideri, emozioni cominciano ad emergere a livello conscio. Grazie all’attenzione che riponiamo nel qui e ora, possiamo lasciare che tutte le immagini mentali fluiscano, come l’acqua che scorre liberamente nel fiume, senza respingerle, manipolarle, o giocare con esse.
Quali benefici possiamo raggiungere grazie alla pratica?
Alcuni degli effetti benefici che possiamo sperimentare sono:
- Riduzione della tensione muscolare e psico-emotiva che si traduce in una minor resistenza, intesa come rimanere fermi davanti alla vita.
- Maggiore equilibrio fisico e psico-emotivo, maggiore capacità di accoglienza, maggiore senso di gratitudine, migliore risposta adattiva. È così che fluiamo nella vita, nell’esistenza.
- L’esperienza diretta delle sensazioni corporee o psico-emotive favoriscono la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di modificare la propria struttura nel corso del tempo in risposta all’ esperienza.
Grazie alla pratica dello Yoga diventiamo più consapevoli, promuoviamo la nostra capacità di discernimento che ci aiuta a rispondere creativamente alla vita e alle difficoltà che possiamo incontrare, diventiamo più resilienti e aperti alla vita nelle sue molteplici sfumature.
Pubblicazioni
Aprirsi allo stato meditativo
La meditazione non è qualcosa che si fa, è qualcosa che accade. Noi possiamo [...]
Yoga Nidra
Lo Yoga Nidra è una pratica yogica che porta il praticante in una condizione [...]
Conoscersi
Uno degli appuntamenti dello Yoga della Domenica è stato dedicato all’arte di conoscersi attraverso [...]